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ESCLUSIVA: I radicalizzati nelle carceri italiane. Roberto Piscitello (DAP)

Roberto Piscitello (DAP): “Dal primo attacco di Charlie Hebdo qualcuno nelle nostre carceri uscì fuori con magliettine inneggianti all’ISIS”

Sulla base degli ultimi avvicendamenti nazionali ed internazionali, che hanno visto la cattura, l’arresto e la condanna di simpatizzati jihadisti, che hanno tramato in un recente passato su suolo italiano, abbiamo pensato di rivolgerci ad una voce autorevole, che può spiegarci cosa accade negli Istituti Penitenziari italiani con i soggetti in questione. A margine della recente presentazione di ReaCT  – Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo, Report Difesa ha intervistato il Direttore Generale del DAP, Roberto Calogero Piscitello.

Queste le domande poste da Giusy Criscuolo per l’intervista a Roberto Piscitello pubblicata da Report Difesa.

Direttore è possibile che all’interno delle carceri avvenga una radicalizzazione? Cosa accadde dopo queste manifestazioni? Quali sono le precauzioni che vengono utilizzate nelle nostre carceri, per evitare la radicalizzazione o l’auto-radicalizzazione? Gli imam che sono chiamati ad intervenire durante questi momenti di preghiera, sono sottoposti a duri controlli prima di ottenere il permesso di entrare negli Istituti Penitenziari? Chi sono gli auto-radicalizzati? Il numero di radicalizzati all’interno delle nostre carceri è di 42. Chi sono questi detenuti? Si parla solo di soggetti stranieri, naturalizzati o vi sono anche italiani? Come vengono seguiti i detenuti particolarmente a rischio? In carcere ci sono jihadisti che sono arrivati attraverso gli sbarchi? Quanto è importante la cooperazione tra le diverse Polizie su questo fronte? La Polizia Penitenziaria ha un ruolo di intelligence all’interno delle carceri?

Vai all’intervista completa di Giusy Criscuolo: Link.




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