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Il nuovo osservatorio contro il terrorismo

di Isabella Rauti per AirPress

Un Osservatorio per monitorare e prevenire il radicalismo e contrastare il Terrorismo è questo lo scopo di “ReaCT”, presentato nei giorni scorsi a Roma, in occasione del convegno dedicato alla Difesa e alla Sicurezza. Un tavolo tecnico ed accademico – che riunisce analisti, ricercatori, docenti, professionisti della sicurezza ed operatori sul campo – per condividere studi sul fenomeno terroristico e programmi di prevenzione della radicalizzazione, al fine di contribuire alle politiche di difesa e di sicurezza dei Paesi europei e dei membri della NATO, impegnati a fronteggiare nuove potenziali minacce. L’Osservatorio ha una vocazione internazionale di partenza, nasce su iniziativa di esperti della Società svizzera Strategic Analysts and Research Team (START InSight) di Lugano, del Centro di Ricerca Italian Team for Security, Terroristic Issue & Managing Emergencies (ITSTIME) dell’Università Cattolica di Milano, della Link Campus University di Roma, del Centro di Ricerca Cooperazione con l’Eurasia, il Mediterraneo e l’Africa Subsahariana (CEMAS) dell’Università la Sapienza di Roma e della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI).
L’obiettivo di ReaCT – una realtà non a scopo di lucro – è quello di raccogliere e promuovere analisi e report sui temi del radicalismo, del terrorismo, dei progetti di prevenzione e metterle a disposizione delle Istituzioni nazionali ed internazionali, impegnate nel contrasto del fenomeno.
Niente di più attuale, insomma di fronte ad una sfida sempre più agguerrita e multidimensionale che richiede studi strategici adeguati e sofisticati e misure di contrasto mirate ed efficaci. L’Europa, infatti, si è rivelata una incubatrice di militanti estremisti, di Jihadisti, di reclutatori e predicatori radicalizzati e la minaccia terroristica permane oltre la sconfitta e la caduta delle roccaforti di Daesh e del sedicente Stato Islamico, perché ne resta l’ideologia!
L’Osservatorio è focalizzato sulla radicalizzazione religiosa ma non esclusivamente – ci tengono a specificare i promotori – sulla radicalizzazione jihadista; e sugli episodi violenti del fenomeno terrorista contemporaneo che, purtroppo, continua a riempire le cronache e che ha registrato negli ultimi anni numeri importanti, impressionanti e significativi (102 attacchi dal 2014, con un picco nel 2016). Gli esperti di ReaCT distinguono gli attacchi ad intensità bassa, media, alta; quelli compiuti con armi cosiddette non convenzionali e condotti da soggetti singoli e attori solitari ed isolati dagli attacchi sferrati da gruppi strutturati o da reti di cellule. Si aggiungono gli attacchi che convenzionalmente vengono definiti di tipo emulativo, che seguono quelli principali e coordinati e ad alto impatto mediatico, e proprio lo “jihad mediatico” evoca e produce un effetto virale e amplia la fascia di simpatizzanti anche se non radicalizzati.
Altri fronti di studio ed analisi dell’Osservatorio sono il fenomeno di radicalizzazione che risulta in aumento all’interno delle carceri (+ 72% dal 2016 al 2017 e + 10% dal 2017 al 2018), dove il proselitismo raggiunge anche soggetti non radicalizzati; nonché quello più sommerso della “radicalizzazione veloce” – che non coincide con il fondamentalismo – che utilizza i social media ed attraverso i social network si propaga esercitando una capacità di “fascinazione” ed un effetto reclutamento, in particolare tra le fasce giovanili e quelle marginalizzate, sensibili ai richiami simbolici ed un bisogno di “appartenenza” identitaria.
La radicalizzazione è una fenomeno subdolo, dinamico e sottotraccia, difficile da contrastare e che va combattuto anche con le misure di prevenzione e di de-radicalizzazione; alla sua decifrazione contribuisce anche l’individuazione dei Foreign fighters ed il loro ritorno in patria dopo la dissoluzione territoriale dello Stato Islamico.
Affrontare l’eredità della sconfitta dello Stato Islamico e la nuova minaccia terroristica è la sfida delle sfide, ci coinvolge tutti e riguarda la sicurezza delle nostre collettività.




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