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Una intervista a Claudio Bertolotti, Direttore Osservatorio ReaCT (L’Espresso)

Giancarlo Capozzoli ha intervistato per “L’Espresso” il dott. Claudio Bertolotti, già Capo Sezione Contro Intelligence e Sicurezza della Nato in Afghanistan e oggi direttore dell’Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al terrorismo – ReaCT.
Si è discusso di questioni legate al terrorismo, alla radicalizzazione e alla prevenzione di questi fenomeni.  Ma anche allo studio e all’approfondimento di una cultura diversa dalla nostra.
GC: Innanzitutto, come nasce il vostro osservatorio?
CB: ReaCT nasce dalla convinzione di alcuni esperti e studiosi e operatori del settore di confrontarsi e condividere le proprie esperienze, valutazioni, analisi, conoscenze e punti di vista su due fenomeni in particolare, quello della radicalizzazione e quello del terrorismo…
GC: Che è la manifestazione violenta che nasce da quella radicalizzazione…
CB: Che ha un fondamento ideologico molto forte. Sulla base di questa condivisa necessità, dunque, abbiamo creato un tavolo accademico e tecnico, che unisce la competenza di ognuno degli attori che ne fanno parte. Competenza sia professionale che operativa, unita con quella che è la capacità di analisi e ricerca accademica e lo studio sul campo. Quello che è il nostro osservatorio, è esplicito nei suoi intenti: è un tavolo di condivisione e confronto. Quello che vogliamo che sia più evidente è il fatto che il nostro centro studi ha un obiettivo ben definito, oltre alla condivisione della conoscenza dei singoli partner: stimolare il dibattito sulla necessità di una legge per la prevenzione del radicalismo e di contrasto al terrorismo. Legge che in Italia non c’è. Il dibattito nel corso del tempo ha interessato il Parlamento, soprattutto negli anni di maggiore intensità del fenomeno terroristico legato allo Stato Islamico, tra il 2015 e il 2017, per intenderci… (vai all’intervista integrale su L’Espresso)



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