Roma. Intelligence economica, terrorismo, cultura. Una intervista con Ivan Rizzi, Presidente dell’Istituto di Alti Studi Strategici e Politici – IASSP (L’Espresso)
Per l’Espresso, Giancarlo Capozzoli ha realizzato con il Presidente Ivan Rizzi questa lunga intervista. Le questioni che sono emerse parlando con quest’uomo di vasta e profonda cultura sono enormi e straordinarie. Oltre che attuali.
GC: Gentilissimo Presidente Rizzi, tra qualche giorno, il prossimo venerdì, inizia il master presso il vostro Istituto di Alti Studi Strategici e Politici, IASSP su intelligence economica e non solo. Nelle nostre numerose telefonate Lei mi ha sempre fatto riferimento ad un sistema di valori al quale vi riferite. Valori che mi sono sembrati condivisibili e soprattutto valori, per così dire, in vista di una idea di Paese, che a partire dal passato, da uno sguardo sul passato, cerca di costruire una nuova idea di classe dirigente, una nuova idea di Paese, appunto. Ecco, come prima questione, vorrei proprio affrontare questa dei valori. Non ho segnato domande per lei, ma solo delle parole, che mi piacerebbe, che, lei uomo di vastissima cultura e formazione, ci aiutasse a comprendere meglio e ad approfondire.
IR: La ringrazio per la sua attenzione. Dunque, quando parlo di valori, mi riferisco a quel mondo di valori tradizionali che non sono stati superati da alcunchè: la parte stoica del nostro grande passato, ad esempio, che viene oggi del tutto dimenticata. Quei valori, intendo, su cui si reggeva la nostra società. Concetti, valori che stabiliscano, allo stesso tempo, criteri di governabilità e di confronto del paese con quanto sta avvenendo. Sono convinto che questo che stiamo vivendo, non sarà il secolo del ferro, ma sarà sicuramente il secolo del sapere guerreggiato. Parlare di valori, a partire dalla filosofia e dalla cultura, come Lei ben sa, apre altre questioni più ampie. Ma quando parlo di guerra guerreggiata e di secolo delle informazioni, mi riferisco a quello che stiamo vedendo proprio in questa concorrenza senza pietà tra paesi interni alla UE stessa, ad esempio, come con la Francia. Questo, credo, è solo l’aspetto più evidente di questa guerra guerreggiata, per così dire. Guerra appunto in termini di concorrenza, di informazione, di dati. Ma anche della gestione della riproduzione della ricchezza… (vai all’intervista originale)
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